Pagine

sabato 5 febbraio 2011

Parliamo di Aids

E ora immaginiamoci cosa ne direbbe Robert Koch.... Aveva ragione Kary Mullis quando affermava “Sappiamo che errare è umano, ma l’ipotesi Hiv-Aids è un errore macroscopico”, e ha ragione tutt’oggi. È un errore paradossale cercare di attribuire a un microbo una malattia così eterogenea come l’Aids. Gli errori del passato dovrebbero averci insegnato qualcosa: ogni qualvolta si sono ignorati i criteri basi della batteriologia sono successi disastri: lo Smon e la pellagra sono alcune delle più eclatanti stragi compiute dalla classe medica. Ma questi non dovrebbero men che meno essere ignorati quando ad essere accusato è un virus, organismo non vivente a differenza dei batteri, che facilmente riescono ad adattarsi agli habitat in cui sono costretti a vivere. I criteri di base quindi, che in questo caso sono i postulati che dopo anni e anni di ricerche su tubercolosi e carbonchio ho elaborato non dovrebbero essere trascurati in quattro e quattr’otto: Gallo e Montagnier sbagliano quando per difendersi affermano che è cosa bizzarra attenersi a dei postulati formulati cent’anni fa. In realtà, questi criteri che elaborai sfruttando dati desunti da Henkle e Klebs e numerose ricerche sul carbonchio dei bovini e tubercolosi, si basano su una logica elementare, e sono importanti più che mai al giorno d’oggi, dove le tecnologie ultrasensibili hanno creato una gran confusione nella medicina molecolare. La Pcr di Mullis e il nuovissimo postulato “nuova malattia, nuovo agente” sostenuto da Gallo e Montagnier non devono in alcun modo distogliere gli scienziati dall’onesta ricerca scientifica. Come si potrebbe attribuire la patogenesi dell’Aids a un microrganismo che non soddisfa i criteri base della virologia? Sebbene io stesso trascurai il terzo postulato nelle mie ricerche sul colera, questo soddisfava almeno due delle tre regole fondamentali. Ma l’Hiv non ne verifica nemmeno una, che sia una. Un virus dovrebbe essere presente in gran quantità nei tessuti di tutti i malati. Ma come potrebbe essere verificato questo caposaldo quando i virioni di Hiv sono pressoché assenti nelle lesioni del sarcoma di Kaposi e nei neuroni cerebrali nei malati di demenza, mentre nel sangue sono presenti solo poche centinaia o migliaia di particelle virali per millilitro di sangue? Solo 1 su 500 linfociti T risulta infetto da un virus peraltro inattivo e non in grado di replicare, mentre sono presenti in grandi quantità gli anticorpi per il virus. È programma delle scuole superiori e dei primi anni della facoltà di medicina lo studio del sistema immunitario. Ogni persona, in un modo o nell’altro, sa che gli anticorpi sono il simbolo del trionfo del nostro corpo su un germe. È da tralasciare anche questo? In secondo luogo un germe deve essere isolato e coltivato in colture non contaminate: ciò è sempre stata una spina nel fianco per i ricercatori. Io stesso dovetti inventare un nuovo metodo, la piastra del Petri, per riuscire ad avere colture che non fossero irrimediabilmente infettate da altri microrganismi. Potrebbe sembrare che l’Hiv soddisfi ciò, visto che viene abitualmente isolato e coltivato nei laboratori di mezzo mondo: niente di più falso, tutta apparenza. L’isolamento da laboratorio è artificiale e non rappresenta il reale stato del virus nei malati. Nel corpo umano questo è raro e inattivo tanto che ci vogliono in media mille rapporti per trasmetterlo sessualmente a un'altra persona. Ciò induce i medici a prelevare ingenti quantità di globuli bianchi dai pazienti e trattarli con sostanze chimiche per riattivare il microbo. Nemmeno il terzo postulato è infine soddisfatto. Infatti, quello che la comunità scientifica è descritto in tutto e per tutto come un virus kamikaze, ahimè, non provoca quasi mai la malattia se inoculato in organismi sani, nemmeno nel fantomatico periodo di latenza di dieci anni. Né infettando animali da laboratorio, né con infezioni accidentali a persona umane, né con esperimenti di vaccinazione, né su cellule umane in coltura artificiale e nemmeno nei neonati l’Hiv riesce a superare il terzo “test”. Ma a questo punto, non dovrebbe sorgere il dubbio di aver corso un po’ troppo? Non è forse che l’Hiv è un virus di transito, innocuo, inattivo e quindi innocente che le tecnologie innovative degli ultimi anni hanno casualmente scovato? Non sarebbe meglio prosciogliere questo microscopico germe dalla falsa accusa di essere il responsabile dell’Aids e ricercare le effettive cause della sindrome? Continua.....

Parliamo di Aids

Un po' di storia... Nel 1884 in un articolo scrisse un ulteriore articolo sulla Tbc ed elencò i tre criteri necessari per “incolpare” un microbo del manifestarsi di una malattia, i cosiddetti “Postulati di Koch”: • I° POSTULATO: Il germe deve trovarsi in ogni paziente malato e in ogni tessuto in quantità notevole. • II° POSTULATO: Il germe deve essere isolato e coltivato in laboratorio. • III° POSTULATO: il germe purificato, se reinoculato in un organismo sano, deve provocare la malattia iniziale. Questi postulati, che sono passati alla storia per la loro importanza, e il nuovo metodo di coltivazione ideato dal batteriologo tedesco, suscitarono l’entusiasmo dei ricercatori e dello stesso Koch. Nei decenni successivi furono scoperti i batteri responsabili di una decina di gravi malattie tra cui la sifilide, il tetano e la difterite. Ma troppo spesso i ricercatori, nella foga di trovare nuovi microbi, si sono avvalsi dell’innovativo metodo di coltura di Koch senza accertarsi della quantità di batteri presenti nel sangue, o hanno attribuito malattie a batteri senza verificare tutti i postulati. Lo stesso Koch, nelle sue ricerche riguardo al colera, isolò il batterio responsabile della malattia e pubblicò i suoi risultati dichiarando di aver smascherato il microrganismo responsabile, nonostante non fosse riuscito a riprodurre la malattia iniettando i microbi in organismi sani. Fortunatamente ciò era dettato solamente dal fatto che il microbiologo tedesco aveva fatto esperimenti solamente su animali immunizzati –la vaccinazione e l’immunizzazione erano ancora dei tabù a quel tempo-; in seguito altri scienziati iniettarono il batterio in organismi non immunizzati e Koch poté, nel 1883, aggiungere la scoperta del batterio del colera al suo curriculum. Da allora gli scienziati sono sempre alla ricerca di nuovi microbi da assegnare a malattie altrimenti inspiegabili, ma la confusione in questo campo ha raggiunto proporzioni gigantesche nel mondo odierno, dove, grazie alla sempre più sofisticata tecnologia, ci è permesso di scoprire anche virus e batteri silenti, morti, difettosi o inattivi –che normalmente albergano nel nostro corpo e sono del tutto innocui, se non benefici e utili, basti pensare all’Escherichia Coli, uno dei batteri intestinali più importanti del nostro organismo, in quanto necessario per la digestione corretta del cibo-. Spesso nella storia della medicina, i criteri scientifici, come i postulati di Koch, sono stati tralasciati e quasi sempre sono successi disastri. Secondo i dissidenti, il dogma HIV-AIDS è l’ultimo grande errore dell’establishment americano –dopo la lunga serie di errori commessi dai tempi della poliomielite (al tempo del presidente americano Franklin Delano Roosevelt che è sicuramente il poliomielitico più famoso) fino ad oggi-, e sono proprio i postulati di Koch, che, in primo luogo, scardinano l’ipotesi virale dell’AIDS.

martedì 25 gennaio 2011

Parliamo di Aids

Quelli che seguono sono i testi che abbiamo scritto a due mani Rayan Abu Monassar, studente di Biologia, e io. Ci siamo divertiti a figurarci come commenterebbe un giornale se venisse a galla la verità sul grande imbroglio dell'Aids. AIDS: IL VIRUS INVENTATO Sembra che la malattia del secolo non esista. Ascoltiamo alcuni pareri illustri dei nostri contemporanei su questa notizia sconvolgente di Rayan Abu Monassar* PARIGI-“Noi possiamo essere esposti all’Hiv molte volte senza esserne cronicamente infettati. Il nostro sistema immunitario se ne libera in poche settimane se abbiamo un buon sistema immunitario”. Sembra proprio un campanello di vittoria per i dissidenti le frasi dette da Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina nel 2008 per aver isolato il retrovirus Hiv, in un intervista l’anno scorso. Duesberg e Mullis saranno a brindare in qualche pub californiano mentre l’establishment fa “ufficiosamente” marcia indietro sulla questione Aids. Dopotutto l’Hiv è un retrovirus come tutti i suoi colleghi che sono stati studiati come possibile causa del cancro, proprio perché crescono in armonia con le cellule e talvolta portano a una crescita abnorme di queste e al formarsi di tumori: come è possibile quindi che uccida i linfociti T causando immunodeficienza? Dobbiamo fermarci un attimo e riflettere: o l’Hiv fa crescere le cellule o le distrugge? O causa infezioni opportunistiche come polmoniti pneumocistiche e herpes o cancri come linfomi e cancro alla cervice! Sembra proprio un paradosso che l’Hiv sia stato accusato di causare una sindrome da immunodeficienza dove al suo interno convivono malattie che con la carenza di globuli bianchi non hanno nulla a che fare. O forse è da chiedersi se l’Hiv centri qualcosa con tutte queste patologie? L’Hiv non soddisfa i postulati di Koch: già a questo punto dovrebbe essere prosciolto. Ma proviamo ad andare avanti, facciamo finta che soddisfi i postulati di Koch. Gallo e Montagnier quando isolarono il virus in laboratorio non segnalarono casi di morte di linfociti T, anzi Gallo dichiarò di aver isolato l’Hiv in colture di linfociti T immortali. Ai due non è venuto in mente che questo è segno che l’Hiv non uccide i globuli bianchi? A tutti gli effetti, infatti, l’Hiv si comporta come un innocuo virus in transito e inattivo: non benefico come altri bacilli, Escherichia Coli per fare un esempio illustre, ma sicuramente non dannoso. Un virus causa la malattia in poche settimane, giusto il tempo per creare un esercito di virioni che sia in grado di mandare al tappeto l’organismo. Ma quella vincente, nella stragrande maggioranza dei casi, è solo la prima battaglia; dopo aver perso il primo scontro il sistema immunitario riorganizza le truppe di anticorpi ed elimina il virus. Per l’Hiv è lo stesso: tanto che il periodo di latenza “infinito” dell’Aids è una pura invenzione, nella vana speranza che il paziente sieropositivo si ammali di una della fitta lista delle malattie Aids-correlate in quel lasso di tempo e si possa dire “è morto di Aids”. Nei sieropositivi e nei malati di Aids si trovano pochissimi virioni (decine di migliaia per millilitro di sangue) e linfociti infettati (1 su 500 circa) e moltissimi anticorpi: solo qualche virione se ne sta bello e buono nascosto tra i linfociti, inattivo e incapace di replicare, sperando di non essere scoperto dai migliaia di anticorpi che “sorvegliano”. E nei malati si Sarcoma di Kaposi e demenza i virioni non si trovano proprio: sono stati sterminati tutti: un vero e proprio genocidio. Ma gli scienziati se ne sono accorti? Certo che sì, e d’un tratto hanno creato il mito della “schiacciante correlazione con gli anticorpi”: forse la bugia più grande. Passiamo sopra anche a questo. Come notò a inizio Ottocento l’epidemiologo William Farr, tutte le malattie infettive, comprese quelle sessualmente trasmissibili, esplodono rapidamente nella popolazione, poi nel giro di breve tempo, si assiste a un declino poiché le persone o muoiono o acquistano un’immunizzazione naturale. Hanno quindi un andamento parabolico. L’Hiv, invece oltre ad essere in tutto e per tutto un virus di transito innocuo, risulta, secondo le statistiche, un virus vecchio come l’herpes virus o il cytomegalovirus. Sin dall’inizio un americano su 250 era sieropositivo e oggi è ancora così. Al contrario l’Aids non è esploso, ma è cresciuto continuamente: come si può incolpare un virus vecchio della patogenesi di una malattia che invece si diffonde sempre più? Significa che esistono sieronegativi che sviluppano l’Aids e si ammalano di malattie Aids-correlate…ed ecco balzare fuori dagli scaffali più di 4621 casi di sieronegativi malati di Aids, senza contare quelli che i medici stessi hanno celato o il Cdc ha riclassificato in “linfocitopenia da CD4 idiopatica”. Ma pensiamoci un secondo, la gente non si è sempre ammalata di Tbc, herpes, linfomi e tutte le infinite malattie della lista ufficiale anche se non era immunodeficienze e anche se non c’era l’Hiv di mezzo? E non sono stati curati efficacemente con le cure adatte? Non servono i quattro mila o quelli che sono casi di malati di Aids sieronegativi per mettere in dubbio il fatto che l’Hiv provochi l’Aids. Già a questo punto cominciano a sorgere seri dubbi, ma tralasciamo anche questo punto e proseguiamo. Se l’Aids fosse una malattia infettiva, come tutte le sue “sorelline” sifilide, influenza, polmonite, Tbc colpirebbe indiscriminatamente tutti gli strati della popolazione e entrambi i sessi in maniera pressoché uguale. L’Aids invece non si comporta proprio in questo modo, anzi: ha una preferenza spiccata per gli uomini che colpisce nove volte più delle donne. Anche aggiungendo nel 1993 il cancro della cervice, patologia che colpisce solo le donne, alla lista ufficiale delle malattie Aids-correlate, l’establishment non è riuscito a offuscare questo grave “problema”. Sebbene alla comunità medica vada il subdolo merito di aver creato una fantomatica esplosione dell’Aids allargando sempre di più la lista delle patologie ufficiali e riportando le stime dei morti di Aids a partire dal primo caso in assoluto, era difficile, con questi stratagemmi, dare l’illusione che la malattia “omosessuale” per eccellenza fosse esplosa anche tra le donne. L’Aids, sindrome composta da malattie estremamente eterogenee, colpisce da ventisei anni solo determinati gli uomini, ma non tutti, solo particolari gruppi a rischio: emofiliaci, che ora muoiono in pochissimi da quando si è cominciato a somministrare loro Fattore VIII purificato, tossicodipendenti, omosessuali che fanno uso di droghe pesanti e poppers e coloro che fanno uso di farmaci antiretrovirali. Sebbene si possa obiettare il caso Africa, dove la droga non esiste, nei paesi del Terzo Mondo l’Aids non è altro che una vera e propria truffa: una riclassificazione delle malattie che sa secoli infestano quei paesi sotto il nome generico di Aids, i cui casi vengono diagnosticati senza fare il test, per cui un po’ tutti sono malati di Aids in Africa, sia i sieronegativi che contraggono infezioni opportunistiche ma non hanno l’Hiv, sia i sieropositivi che l’Aids lo prendono a causa dei farmaci che noi paesi sviluppati “gentilmente” doniamo. Tornando un momento in America ed Europa: l’Aids colpisce sempre gli stessi gruppi a rischio da sempre, indipendentemente se questi sono sieropositivi o negativi, e ogni gruppo a rischio è colpito da determinate malattie: il Sarcoma di Kaposi colpisce solo gli omosessuali per esempio, mentre emofiliaci e tossicodipendenti si ammalano più facilmente di polmonite per esempio. Mentre coloro che prendono i farmaci prescritti dal proprio medico, l’Azt e “compagni”, sono spesso soggetti a perdita di peso, diarrea e in casi estremi anche linfomi: Magic Johnson è un chiaro esempio della tossicità dei farmaci per la terapia dell’Aids. Ora, facendo un bilancio di tutto ciò, senza dilungarci nell’infinità di paradossi che il dogma Hiv-Aids contiene al suo interno, l’impressione è che o la comunità medica ha commesso un grave errore o non è stato uno sbaglio, ma ha un colpo di mano dei virologi e delle case farmaceutiche assetati di carriera e profitto. L’Aids dimostra chiaramente di non essere la conseguenza dell’Hiv, e di nessun altro microbo di qualsiasi tipo: la correlazione è un vero e proprio articifio. A tutti gli effetti invece, la vera causa soprattutto nei Paesi sviluppati, dove appunto nato, sembra essere la droga e i farmaci per la cura dello stesso Aids, molto più tossici della droga. Che Montagnier abbia finalmente deciso di venire allo scoperto? Dopotutto prima o poi doveva uscire allo scoperto la verità…dopo un premio Nobel vinto per aver isolato l’Hiv, sempre meglio confessare il peccato che stare zitti e fare finta di nulla, nell’infantile speranza che tutto ciò svanisca nel silenzio. Non sarebbe meglio che anche Gallo emulasse il suo comportamento? • Studente liceale, nato nel 1991, giocatore di squash, libero pensatore adolescente.

Parliamo di Aids

Dem Vater grausets, er reitet geshwind, Er haelt in Armen das aechzende kind, Erreicht den Hof mit muehe un Not, In seienen Armen das Kind war tot Preso da orrore il padre veloce cavalca, il bimbo che geme, stringe fra le sue braccia, raggiunge il palazzo con stento e con sforzo, nelle sue braccia il bambino era morto. Erlkoenig – Il Re degli Elfi, Johann Wolfgang Goethe Questa immagine mi ricorda il dolore e la disperazione di chi ha perso un caro in quel grande atto criminale contro l'umanità che è stato l'aids. Ho detto immagine, me ne accorgo ora, anche se sono "solo" parole. Ma che potenza evocativa....

venerdì 21 gennaio 2011

Parliamo di Aids

“ E ciò che è scritto bene, e ciò che è scritto male…..c’è davvero bisogno di chiederlo a Lisia o a qualunque altro oratore o poeta abbia scritto, o scriverà, di politica o d’altro, in metro o in prosa? E ciò che è bene, Fedro, e ciò che non è bene – dobbiamo chiedere ad altri di dirci queste cose? “ Da “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” di Robert M. Pirsig Non è forse ora di formare una coscienza critica nostra

lunedì 17 gennaio 2011

Magistratura e Berlusconi

Questi giudici ce la mettono tutta per fargli rivincere le elezioni.
Ora e sempre Peter Pan