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venerdì 26 agosto 2011

Parliamo di Aids

Secondo alcuni autorevoli autori, l'utilizzo delle droghe ricreative, soprattutto dei poppers, è alla base di molti casi di Aids, ed anche i primi 5 casi di Aids, registrati a Los Angeles nel 1981, sarebbero da mettere in relazione con l'utilizzo dei nitriti inalanti (poppers). Ecco, ad esempio, cosa scrive Peter Duesberg, nel suo libro: AIDS, il Virus inventato, Baldini Castoldi Dalai editore, 2° edizione, (2006) "Oggi milioni di americani consumano ogni giorno cocaina, nitriti inalanti, amfetamine, eroina, Lsd, marijuana, Pcp e altre droghe psicoattive" (pag. 425.) "Quasi nessuno ricorda che solo dieci anni fa l'Aids era ancora considerato da molti scienziati un insieme di patologie acquisite con il consumo di droghe a fini di svago. Dato che quasi tutti i pazienti Aids erano omosessuali che avevano consumato nitriti ed eticloruri inalanti (popper), cocaina, eroina, amfetamine, fenilciclidina, Lsd e altre droghe o stimolanti sessuali, oppure eterosessuali che si iniettavano in vena cocaina ed eroina, i primi ricercatori che si occuparono di Aids definirono queste droghe causa della sindrome. La droga sembrava infatti la spiegazione più plausibile del fatto che l'Aids restava confinato a quei gruppi che ne facevano uso. Questa ipotesi originaria fu chiamata ipotesi dello stile di vita" (pagg. 426-427). Duesberg, nella sua puntuale e circostanziata rassegna, ricostruisce come l'establishment dell'Aids abbia enfatizzato la scoperta nella sindrome dell'Aids nel 1981 allorchè Michael Gottlieb riscontrò, nell'area di Los Angeles cinque casi e "tutti e cinque i pazienti erano omosessuali attivi" (pag. 160). "nonostante il fatto che le cinque vittime non avessero avuto contatti fra loro, l'articolo (di M. Gottlieb) non andava tanto per il sottile nell'affermare che poteva trattarsi di "una malattia presa per contatto sessuale. Sepolto nel lavoro scientifico di Gottlieb c'era un altro fattore di rischio comune che legava i cinque pazienti in modo molto più specifico del sesso: tutti e cinque avevano riferito di usare droghe a scopo ricreazionale, in particolare nitriti inalanti. Il sesso, pratica vecchia di tre miliardi di anni, non è specifico di un solo gruppo ed è difficilmente plausibile come causa di una malattia nuova"" (pagg. 160-161). In seguito "nuovi casi furono segnalati (...), tutti i pazienti erano omosessuali maschi, che avevano ammesso di far uso di quelli che in gergo si chiamano poppers, i nitriti liquidi volatili che erano diventati di moda nella comunità gay per la loro capacità di facilitare il rapporto anale, nonchè di mantenere l'erezione e prolungare l'orgasmo. Questa droga si presentava come la spiegazione più specifica, soprattutto per la sua nota tossicità biochimica" (pag. 161).

lunedì 15 agosto 2011

Parliamo di Aids

Questo l'ho scritto in memoria del mio gatto, Murat II. E' proprio vero che davanti a Dio siamo tutti uguali. Murat II era il mio gatto. Intellettuale e riservato, intelligente e curioso, era molto calato nel ruolo del supervisore, con distaccata fierezza, ma non snob.partecipava attivamente alle mie attività al computer, un po’ invadente a dire il vero, adorava pigiare i tasti con tutte le zampe, come si conviene ad un buon dattilografo, e adorava verificarne l’effetto sullo schermo. Se mi siedevo alla mia scrivania lui era lì, ore 13.00, accovacciato a mo’ di sfinge. Gli hanno diagnosticato l’Hiv dei gatti. Non sapevo nemmeno che esistesse. Ora, a dire il vero, non ho più nemmeno tante sicurezze sull’esistenza dell’altro, anzi, mi domando, con tutto il vissuto che ho proprio in questo senso, se dovevo aspettare un ragazzino che venisse a risvegliarmi i sensi, in senso di attenzione civica, e mi seminasse il dubbio su una questione così grave. E si che ne avevo avuto di occasioni nel passato, per formarmi una coscienza critica, per usare un eufemismo, nei confronti dell’estabilishment medico. Probabilmente negli ultimi anni ho un po’ dormito. Quindi, dopo aver redarguito Murat per le sue scappatelle amorose senza precauzioni, l’ho visto spegnersi piano piano, in un’agonia di sofferenza condivisa lunga due mesi, l’ho visto poi riprendersi, e poi andarsene di colpo, aggravandosi in meno di due giorni. L’ho sotterrato e ho pregato per lui, insieme alla mia famiglia. Amavamo tutti molto questo gatto, ognuno secondo la sua sensibilità e temperamento. Chissà se sa di essere morto di qualcosa che non esiste, pensa che beffa. Qualcosa che è inventato, che è una truffa medica o farmaceutica che sia perpetrata ai danni dell’umanità. E ora anche dei gatti. Eppure il veterinario è un buon uomo, io li riconosco gli uomini buoni. Che ne sia vittima inconsapevole anche lui, di questo sporco gioco? Penso proprio di si. In ogni caso Murat non è più, tutto il resto non conta niente.