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lunedì 7 febbraio 2011

Parliamo di Aids

E adesso giochiamo con uno che la sa lunga sulle epidemie, immaginiamo il commento di Gustav Von Aschenbach*, che abbiamo conosciuto grazie al grande Mann in "Der Tod in Venedig" "Morire per amore platonico o per un virus irreale" di Gustav Von Aschenbach "Ho sentito di questa notizia durante il mio soggiorno al Lido. Solo il giorno prima l’inglese dell’agenzia mi aveva detto: “Farebbe bene a partire!”. Io non sono partito, ma solo per lui. In fondo di voci se ne sentivano tante,anche contraddittorie, ma il Des Bains si svuotava ogni giorno di più, e a Venezia le disinfezioni si sprecavano. Non si poteva non vedere, a meno che non si soffrisse della cecità dell’amore. In fondo, che ci fosse qualcosa di stonato, ero riuscito ugualmente a percepirlo. Come se questo soggiorno fosse immerso, o pervaso, di qualcosa di diverso, qualcosa che va oltre il vivere quotidiano. Segnali, forse. O segni, come disse tanti anni fa uno che la sapeva lunga. Attenti ai segni. Quell’uomo in battello, non era forse un segno? Ganimede perverso e debosciato, così fasullo da mettere a disagio. E il borbottio incomprensibile e inquietante del gondolire, poi sparito, come se anche lui stesso non fosse reale, solo un segno, appunto, un messaggio mandato da chissà chi. Tutto mi voleva qui, e tutto mi tratteneva. Quasi dovessi andare incontro al mio destino, tutto già deciso…. Ma ora, questa notizia, che mi si chiede di commentare: dunque il virus che uccide non esiste, è stato inventato. Ma se non posso più morire per amore, che significato ha la bellezza? Il mio amato, il mio Dio, se ne tornerà a casa quest’oggi. Salvo. Così come poi toccherà a me. È una buona notizia? Non so. Bisogna tacere, pensavo ier l’altro. Dunque menzogna, fatta a stile di vita. Questo e altro, per il piacere della sua connivenza. Quindi se giustifichiamo la menzogna dei singoli, lo stesso deve essere per i governanti. Ora che ne è stato dei morti allora – solo a Venezia decine. E di cosa son morti poi? E la menzogna, cosa nasconde, e a chi giova? Non ho le risposte. In questa spiaggia battuta di Scirocco mi sento stanco. Guardo il Tadzio in lontananza: “ giacchè la bellezza, considera, Fedro, la bellezza soltanto è divina e visibile a un tempo”. Chiudo gli occhio e lo vedo, lo vedo nelle calli voltarsi di tre quarti, colgo il suo sguardo complice e innocente al tempo stesso, i capelli ricci alla nuca, color del miele, le ascelle come quelle di una statua, il viso eloquente, gli occhi color crepuscolo. Si può morire per un amore così? Sarebbe la cosa più dolce." * Questo commento è purtroppo arrivato postumo. Il grande compositore Gustav Von Aschenbach è stato trovato morto sulla sua sdraio, presumibilmente poco dopo aver scritto queste righe. Ringraziamo il personale del Des Bains per averci fatto gentilmente pervenire questo pezzo in tempo per la pubblicazione.

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